“Vorrei chiarire l’habitat di questo imputato, cioè i luoghi
e l’ambiente in cui egli si muoveva per la sua attività di vice brigadiere
degli agenti di custodia.
E’ interessante vedere e, vorrei dire, fare la radiografia del carcere di Ascoli
Piceno all’epoca dei fatti per cui è processo specificatamente nei confronti
del Chiariello.
Prima di ogni altra cosa, io devo rilevare un fatto, un
particolare che, per la verità, mi ha colpito durante tutto il processo a cui,
naturalmente, il tribunale non poteva dare una risposta perché non era di
competenza del tribunale; mi chiedo, come mai il Procuratore della Repubblica
di Ascoli Piceno, che pure ebbe, in data 5 giugno 1982, un preciso rapporto da
parte dei carabinieri della Legione di Ancona, nella quale si denunziavano i
fatti, diciamo poco edificanti, commessi
dal brigadiere Chiariello, dal brigadiere Guarracino, assumendo i detti
carabinieri che essi avevano appreso tutto ciò da fonte confidenziale, come
mai, nei confronti del maresciallo Guarracino, non si è mai proceduto ad
alcunchè? E, come mai la Procura della Repubblica
di Ascoli Piceno (perché, badate, tutto quello che vi dirò, vi prego, per
carità cristiana, non dirò certe cose, ma cercate di intendermi), come mai, la
Procura della Repubblica, pur avendo avuto questo rapporto, pur avendo
interrogato i protagonisti di questo rapporto, avendo interrogato gli agenti di
custodia (perché il primo interrogatorio degli agenti Iorio, Bois, Dal Federico,
Urru, sono del procuratore della Repubblica, anzi di due sostituti procuratori
Mandrelli e Cringoli), come si spiega che questi magistrati, in presenza delle
dichiarazioni, in presenza di questo rapporto dei carabinieri, in presenza di
tutto questo materiale che formava oggetto della loro attenzione, né emisero l’ordine
di cattura, né emisero una comunicazione giudiziaria nei confronti sia di
Chiariello, sia di Guarracino?
Io vi pongo questo quesito e voi dovete rispondere o, per lo
meno, dovete pensare dentro di voi le ragioni che sono alla base di questa
mancata attività del pubblico ministero in sede di Ascoli Piceno nei confronti
di questi due sottoufficiali; una ragione ci deve essere, non credo che i
magistrati di Ascoli Piceno dormono; credo, invece, che ci siano alla base di
questa…di questo superamento da parte della Procura di Ascoli Piceno, la quale
invece di procedere nei confronti …il Tribunale mi darà atto che sui verbali di
interrogatorio dei vari agenti di custodia c’è Processo Astorina, non so, Mario
piu’ 4…, procedeva solamente nei confronti di quei detenuti per i quali c’era
stato un accoltellamento nel carcere…non so bene questo processo, però nulla ha
fatto mai, neanche una comunicazione giudiziaria, nei confronti né di
Chiariello, né di Guarracino, né di chiunque altro appartenesse al corpo degli
agenti di custodia facente capo ad Ascoli Piceno.
Perché dico questo, perché il Tribunale deve rendersi conto
del perché io pongo dei quesiti e del perché mi ponga delle domande…dico questo
perché mi piace, e credo sia necessario,
chiarire l’ambiente , chiarire il… come dire…il clima in cui si viveva
ad Ascoli Piceno all’epoca dei fatti.
Ad Ascoli Piceno c’era grande permissivismo, ma c’era grande
permissivismo non perché il brigadiere Chiariello agevolava Cutolo o agevolava
tizio o perché Guarracino agevolasse Cutolo, agevolasse l’altro, ma perché vi
erano ordini superiori e questi ordini provenivano da Roma. Che nel carcere di
Ascoli Piceno si avesse la mano leggera e non la mano pesante, come oggi invece
hanno determinato il trattamento carcerario, ma la mano leggera perché il
signor Cutolo serviva a certe cose. Io non ho il timore di dirlo perché,
Eccellenze del Tribunale, lo ha detto la televisione, lo hanno detto i
giornali, lo sappiamo tutti, è inutile che ci nascondiamo la faccia nella
sabbia come fa lo struzzo.
Diciamoci le cose in faccia ed io, difensore di Chiariello,
ho il diritto e il dovere, soprattutto, di dire al Tribunale, al Giudice che mi
ascolta perché deve decidere della sorte e della vita di questo ragazzo con i
suoi figli, con la sua moglie che sta qui, che piange in continuazione e deve
decidere della vita di questo giovane perché il Tribunale possa dire, anche se
non in una sentenza, ma tra sé e sé, ‘l’avvocato Serra ha perfettamente ragione’”